Il primo ragazzo del villaggio nacque in una famiglia agiata del Senese. Nel 1949, dopo la perdita del padre, per una serie di avversità, conobbe momenti economici difficili, al punto che, la madre, attraverso l’interessamento di una assistente sociale, lo inviò a Roma, presso un parente frate, che abitava nel Vaticano, ma qui, per il bambino, erano solamente pianti, solitudine e depressione.
Il frate, pensò di affidarlo a don Nello, sacerdote, che aveva conosciuto casualmente.
Don Nello andò a Roma e lo trovò chiuso in un bagno, in preda ad un pianto dirotto.
“Che stai a fare qui – gli disse Don Nello – io ho proprio bisogno di uno come te, vieni con me a Tivoli, costruiremo insieme una grande casa, un Villaggio con tanti bambini”.
Fu un incontro ed un approccio felice e stimolante, che cambiò immediatamente la sua vita.
All’inizio del 1950, i giovani ospiti erano dieci, subito dopo venticinque e, rapidamente, divennero settanta, perché il senso della carità di Don Nello non aveva limiti.
È stato sempre un ambiente di maschi: Don Nello diceva che doveva essere settanta volte padre, settanta volte madre, qualche volta suocero, ma durante i discorsi che si facevano sull’andamento del Villaggio e sulla formazione dei ragazzi e della loro crescita psico-fisica equilibrata si notava la mancanza di una componente femminile.
Una vera comunità che vive, cresce, si diverte, studia seguendo, giorno dopo giorno, le tracce d’amore lasciate dal sacerdote tiburtino don Nello del Raso. Sono 17 i vessilli che i 41 giovani attualmente ospiti del Villaggio agitano festosamente.
Il gruppo più numeroso è quello degli albanesi con 7 ragazzi; seguono Italia e Romania con 6; l’Etiopia con 5; Bulgaria, Eritrea, Marocco e Moldavia con 2. Soltanto un rappresentante hanno Burundi, Colombia, Congo, Ecuador, Mozambico, Perù, Polonia, Somalia, Ucraina.
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