È bello e doveroso ricordare il nostro passato. tenere presente la memoria di queste origini, sottolineare i sacrifici e la figura di Don Nello e di tanti benefattori, che, nei modi più svariati, hanno dato un contributo. È la nostra storia, che ci ha definito una identità gloriosa, storia che deve essere sempre rinverdita per mantenere vivo un impegno sempre adeguato al meglio; ecco perché riprendo episodi e momenti stimolanti. Avvicinandosi il Santo Natale, andiamo a vedere che succedeva allora, all’alba del Villaggio.
Da un racconto di Oreste Perini:
Tra le carte dell’archivio ho ritrovato una lettera di Oreste, che fotografa il Villaggio, in quella pesante atmosfera del dopoguerra e che dice: «… il problema più impellente era la fame; lo era per tutti e non pochi nostri concittadini stentavano a mettere insieme il pranzo con la cena … ma Don Nello non si scoraggiò … bussò a tutte le porte. Bisogna dire che i Tiburtini risposero con molta generosità … fu tutta una gara di solidarietà…E arrivò Natale!
Un gruppo di giovanotti tra diciotto e venti anni, che non avevano niente da offrire, si guardarono negli occhi e decisero che era arrivato anche per loro il momento di fare qualcosa per Don Nello; io ero uno di questi! Mi ricordo Sergio Fantini: riuscì a rimediare una specie di vestito da Babbo Natale, Carlo Ianigro: un carrettino a mano; Alberto Faccendini un campanaccio da mucca e io una pertica, all’estremo della quale avevo sistemato una specie di bussolotto, simile a quelli che si usano per la questua nelle chiese.
Così equipaggiatici, muovemmo in corteo per la città, mentre il buon Ruggero Parmeggiani sollecitava la gente, a volta con maniere brusche e pittoresche, a offrire quello che potevano per i ragazzi di Don Nello. Ben presto il bussolotto si riempì di monete e il carrettino di indumenti, di scarpe, di pacchi di pasta, di sacchetti di patate, di legumi…A tarda sera, quando tutto fu portato al Seminario, avemmo la gioia di vedere lo sguardo commosso e ammirato dei ragazzi e il dolce sorriso di Don Nello. Un’esperienza indimenticabile!»