Lidua Mariotti

PERSONA SEMPLICE, CON UN TOCCO RAFFINATO. SEMPRE. – LIDUA MARIOTTI

Buon sangue non mente. Dai genitori romagnoli aveva preso lo spirito arguto e una indomita volontà. Da Tivoli, in cui nacque nel 1893, attinse il profondo buon senso e la misura delle cose. Giovanissima diplomata maestra elementare, insegnò a Ciciliano, a Gerano e nel giardino d’infanzia tiburtino.

Nello stesso tempo, si occupava delle sorelline perché la mamma era morta giovanissima. Lasciò la scuola quando sposò Primo Mariotti per dedicarsi completamente al marito e alla famiglia. Quando il padre, Luigi Bartolini cominciò a trovare le prime difficoltà nella conduzione della cava di travertino, batté il pugno sul tavolo e volle che Primo lo affiancasse nel lavoro e lasciasse il suo posto alla Romana Elettricità. Da quel momento Liduina non conobbe che la casa e la famiglia.

Vennero presto i figli Edoardo, Carlo e Anna. Ad essi e al marito dedicò completamente i suoi giorni, simile alla “donna forte” della Scrittura, di cui portò vive le caratteristiche fino alla fine dei suoi giorni. Nei momenti liberi si dedicava alla pittura, la casa è ancora piena di suoi lavori eccezionali sia per la tecnica sia per il colore. Nulla sfuggiva al suo spirito di osservazione e le cose più semplici assurgervano a motivi di un arte raffinata.

Nessuno bussava invano alla sua porta e il contatto con i poveri, con gli operai, con le loro mogli avveniva in maniera spontanea e sorridente. Da questa comunione fiorirono i suoi bozzetti in dialetto tiburtino, ricercati da tutti per la vena schiettamente popolare e per quella carica di buon umore di cui arricchiva i lavori.